L'Università di Udine sta lavorando da 15 anni con l’obbiettivo di ottenere nuove varietà di viti da vino resistenti alle malattie e di ridurre l’utilizzo di pesticidi in viticoltura.

La genomica permette di determinare scientificamente le caratteristiche dei vitigni.  La viticoltura e l'enologia utilizzano moltissimo la genomica che è una particolare branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma e utilizza il sequenziamento del DNA o il clonare i geni.
Il progetto di selezione era nato nel 1998 dall'Università di Udine in collaborazione con l’Istituto di genomica applicata (Iga) di Udine per rispondere alla situazione critica della viticoltura in Europa che responsabile dell'utilizzo di ben il 65% dei funghicidi impiegati in agricoltura (62 mila tonnellate di pesticidi impiegati per anno – Eurostat 2007). La Regione Friuli Venezia Giulia ha offerto un primo contributo per iniziare un programma di incrocio e selezione al fine di ottenere nuove varietà di viti da vino resistenti alle malattie e non utilizzare pesticidi. Negli anni il progetto è stato sostenuto anche dal ministero per le Politiche agricole.

 Gli incroci sono stati eseguiti presso l'Azienda agraria universitaria ''Antonio Servadei'' di Udine, dove oggi sono in valutazione circa 16 mila incroci.
Si trattava di ottenere una risposta sempre più efficace contro le malattie della vite e una caratterizzazione qualitativa sempre più importante in vista di propagazioni di nuovi cloni.
Il frutto di questi studi sono le prime varietà di vite da vino prodette in Italia resistenti alle malattie. queste varietà permettono di abbattere notevolmente i costi della viticoltura grazie al risparmio sui trattamenti fungicidi a un passo dalla brevettazione europea, moltiplicazione e inserimento nel registro nazionale del ministero delle Politiche agricole.

«Il risultato oggi ottenuto – sottolinea Raffaele Testolin, animatore del gruppo di ricerca – è importante e di grande interesse per i produttori. Si tratta delle prime varietà di vite resistenti alle malattie prodotte in Italia. Altri Paesi stanno lavorando a progetti simili da oltre cento anni e alcuni hanno ottenuto varietà interessanti. Tuttavia, le varietà già ottenute hanno tutte un ciclo corto, maturano troppo presto e sono adatte soltanto ai climi più freddi dell’Europa continentale».

I viticoltori potranno tagliare i costi di produzione diminuendo significativamente gli interventi per la difesa dei vigneti. Basti pensare che solo «Questa primavera – esemplifica Enrico Peterlunger – sono caduti in Friuli 820 mm di pioggia tra gennaio e maggio, concentrati negli ultimi 2 mesi: i viticoltori hanno già fatto 6-7 trattamenti contro le malattie fungine».

Con la stretta collaborazione dei Vivai Cooperativi di Rauscedo, l'Università d Udine ha allestito tre impianti sperimentali con le nuove varietà  a Grado, nella zona del Chianti e sul Collio sloveno. «Altri impianti sperimentali – annuncia Gabriele Di Gaspero, attuale responsabile del progetto – sono in programma quest’anno in Italia e all’estero. Gli stessi viticoltori francesi si sono mostrati interessati e faranno un impianto sperimentale».

«Nel 2013 – afferma la Responsabile dell’Area servizi per la ricerca dell’ateneo, Sandra Salvador – è prevista la copertura con brevetto Europeo e internazionale delle nuove selezioni. Uniud inoltre, sta preparando la cessione dei diritti di moltiplicazione e sono stati preparati i dossier per l’inserimento delle nuove varietà nel registro nazionale presso il Ministero delle Politiche agricole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
18/06/2013
IT EN