Al centro della prima verticale storica

Nel mondo del vino, parlare di “verticale” si allude ad una sorta di rito che si avvale dell’analisi sensoriale per percepire le caratteristiche organolettiche e le evoluzioni, dall’adolescenza all’età matura di vini prodotti con le stesse uve, dal medesimo produttore, ma in annate diverse. Si passa dalla vulnerabilità dei più giovani spesso ancora incoerenti, all’energia disciplinata di quelli che attraversano gli anni acquisendo sempre più seri equilibri, caratteri poderosi che riescono a destare insolite emozioni, non escludendo però di ritrovarsi nel calice vini ormai spenti o poco interessanti.

Bianco di Bellona di Tenuta Cavalier Pepe è stato ospite e protagonista della prima verticale storica di vino prodotto da uve Coda di Volpe in purezza, divenendo persino elemento di congiunzione con la proposta di ristorazione giapponese di Palazzo Vialdo a Torre del Greco in provincia di Napoli. La verticale, introdotta dalla presentazione del vitigno e delle sue peculiarità, da Luciano Pignataro e Milena Pepe, ha visto nei calici dalla 2014 a ritroso nel tempo fino alla 2005, dieci annate di Bianco di Bellona, un importante filo conduttore, la sferzante acidità, che negli anni se pur evoluta in toni più sobri, si è confermata elemento cardine della struttura del vino.

A ritroso dal 2014 al 2005

La degustazione verticale del Bianco di Bellona ha rivelato interessanti espressioni avanzate di anno in anno; il vino cristallino, dal giallo paglierino ha assunto sfumature delicatamente più calde virando al dorato, al naso silenti fiori bianchi, erbe aromatiche e sfaccettature agrumate, sfumature minerali, si sono rielaborate poi in essenze calde di fiori essiccati, fruttato giallo e maturo, ritorni di miele e caramello, fieno e dolci note speziate. Al palato, il vino si è pronunciato con immediata freschezza e chiusura delicatamente sapida, nelle prime annate il sorso ancora sbilanciato verso le durezze, è divenuto più rotondo e morbido dall’annata 2011 proponendo una beva gentile ed intrigante, con una buona persistenza gusto-olfattiva sempre costante. Saltellando di annata in annata, il Bianco di Bellona 2005 ha concluso il percorso sensoriale, rivelandosi interessante e ancora in buona forma, espressivamente ricco del suo vissuto.

La sala del “WA” il Japanese Restaurant di Palazzo Vialdo a verticale conclusa, è divenuta anello di congiunzione tra l’irpino Bianco di Bellona e il sushi giapponese dello chef Keisuke Aramaki.

E’ questo lo spazio riservato al primo piano dell’originale Palazzo torrese, destinato dal proprietario Vincenzo Di Prisco alla proposta di cucina Japan, che con l’occasione ha visto abbinato nei calici il Bianco di Bellona.

Sempre accattivante la cromaticità, le geometrie e l’attenta disposizione sul vassoio scuro, di ogni singolo pezzo di sushi creato per essere gustato prima con gli occhi e poi assaggiato.

Dal colpo d’occhio alla piacevolezza dei sapori, che hanno portato al palato la naturale purezza degli ingredienti; riso a chicco corto e filetti di pesce crudo, gamberi, uova di pesce e l’immancabile alga nori, completati dalla pasta wasabi e salsa shoyu per amplificare l’armonia di colori e sapori. Sicuramente un boccone più lungo del sorso, ma l’unicità dell’abbinamento ha marcato ancor più l’interessante serata.

Japanese Restaurant di Palazzo Vialdo anello di congiunzione tra l'irpino Bianco di Bellona e il sushi giapponese dello chef Keisuke Aramaki.
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20/08/2017
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