Valle dell'Acate
Valle dell'Acate
Contrada Bidini
97011 Acate (Ragusa)
Italia

Valle dell'Acate

Oggi l'azienda è gestita da Gaetana Jacono, che rappresenta la sesta generazione di viticultori, ed è impegnata nella valorizzazione del territorio e nell'adozione di metodi ecosostenibili.
Con lo stesso amore che legava i suoi avi alla vite e con una spiccata sensibilità imprenditoriale, Gaetana si è dedicata alla produzione di vini D.O.C.G., D.O.C e I.G.T. di Sicilia.
Una produzione che ha ottenuto un forte riconoscimento anche nel panorama internazionale.
La tenuta dell'azienda si estende per 100 ettari e gran parte di essa, dal 2001 ad oggi, è stata reimpiantata con i vitigni principi della zona e vitigni internazionali.
Qui il terreno, si caratterizza per un particolare substrato formato da arenarie calcaree interfacciate da pacchetti di argilla, che consente alle viti di dare uve di qualità fortemente legate al "terroir".
L'azienda è apprezzata per la coltivazione dei più pregiati vitigni autoctoni, rinomata a livello internazionale per la valorizzazione dei due vini del territorio: il CERASUOLO DI VITTORIA DOCG interpretato nella versione CLASSICO ed il FRAPPATO DI VITTORIA DOC fortemente riqualificato da Valle dell'Acate che ne ha determinato l'affermazione come rosso fruttato estivo adatto ai piatti di pesce e al Sushi.
I vini Valle dell'Acate narrano la storia e la bellezza naturalistica del feudo Bidini.
Un sito dalla valenza archeologica che, dato il rinvenimento di una necropoli, testimonia il fiorente passato vissuto sotto la dominazione dei greci.
La natura incontaminata, i filari di uva che ricamano i declivi, i riflessi argillosi del terreno ricreano un vero paradiso naturale in cui dominano silenziosi il vecchio palmento e la "dispensa".
La suggestiva architettura in pietra rievoca l'antico mondo contadino, facendo rivivere, in un'atmosfera in cui il tempo sembra essersi fermato, il modo in cui una volta si faceva il vino.
Nell'ampio locale riposano i torchi Dal Negro che hanno sostituito la vecchia "cianca" deputata alla spremitura dell'uva.
Luminose spiccano le grandi aperture che servivano per introdurre "nelle piste" del palmento l'uva appena raccolta. Qui un tempo donne, uomini e bambini si dilettavano a pestare l'uva a suon di canti e filastrocche.
Perfettamente integri sono rimasti i canali attraverso cui defluiva il mosto appena ottenuto che, "per caduta", si avviava alla dispensa.
Consapevoli dell'inestimabile valore delle tradizioni, Giuseppe e Gaetana Jacono hanno intrapreso nel 2001 una rilevante opera di restauro del vecchio palmento che ha restituito alla costruzione il suo antico splendore.
La storicità e il fascino di questa costruzione incantano lo sguardo del visitatore e riportano lo spirito e la memoria alle radici illustri della cultura siciliana.

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